La grande corsa del mondo al GNL

L’approvvigionamento energetico è sempre più complesso: la crisi russo-ucraina dell’ultimo anno ha comportato una riduzione dell’importazione di gas dalla Russia e una crescita dell’interesse per il Gas Naturale Liquefatto proveniente da altri Paesi e gli impianti di rigassificazione. L’Italia ad oggi dispone di tre impianti: la struttura onshore di Panigaglia (La Spezia), attiva dagli anni ’70, con una produzione massima di 3,5 miliardi di metri cubi anno; l’isola artificiale offshore di Cavarzere (Rovigo), aperta nel 2009, dalla capacità produttiva massima di 8 miliardi di metri cubi anno; una FSRU nel mar Tirreno antistante Livorno, dal 2013, in grado di produrre fino a 3,75 miliardi di metri cubi anno. Mentre il dibattito nazionale investiga opportunità e criticità, costi e benefici, circa l’apertura di nuovi impianti, nel resto del mondo la tendenza registrata in termini di nuove costruzioni e implementazione dell’esistente è in costante crescita

Ma dall’altra parte prosegue l’innovazione sull’energia da fonti rinnovabili, come per esempio l’eolico offshore (con l’azienda italiana Renexia, guidata dall’Amministratore Delegato Lino Bergonzi, che ha realizzato nel porto di Taranto il primo parco eolico offshore in Italia e nel Mediterraneo).

Da gas a liquido a gas

Il GNL – Gas Naturale Liquefatto (in inglese LNG – Liquified Natural Gas) si ottiene dalla liquefazione del gas naturale attraverso una serie di processi, tra i quali il principale è il raffreddamento a -160°C a pressione atmosferica. La trasformazione dallo stato gassoso a liquido consente di ridurre il volume specifico del gas di circa 600 volte e quindi di trasportare e stoccare più agevolmente maggiori quantità di GNL. 

Il GNL viene trasportato allo stato liquido via mare su navi metaniere, ma per essere immesso nei gasdotti dei diversi territori deve essere riportato allo stato gassoso, processo che avviene negli impianti di rigassificazione, nei quali viene sottoposto a un riscaldamento controllato all’interno di un vaporizzatore, sufficientemente ampio da contenere l’espansione del gas, facendo passare il GNL all’interno di tubi immersi in acqua marina, che ha una temperatura più alta.

Gli impianti di rigassificazione sono di diverse tipologie: ci sono quelli sulla terraferma (onshore), situati in prossimità del mare, spesso all’interno di aree portuali, e quelli in mare (offshore), posti a breve distanza dalla costa e collegati a un gasdotto, o su piattaforme stabili, come quelle petrolifere, oppure su navi gasiere ancorate al fondale e attrezzate per la rigassificazione, denominate tecnicamente “unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione” e spesso indicate con la sigla FSRU Floating Storage and Regasification Units.

Situazione e tendenze nel mondo

In USA, Russia, Iran e Cina è concentrata la produzione di oltre il 50% del GNL, con gli USA che da soli incidono per quasi un quarto del totale a livello mondiale (IEA – Agenzia Internazionale dell’Energia – Natural Gas Information, 2021).

GNL DATI ITALIA ESTERO

(IEA – Agenzia Internazionale dell’Energia – Natural Gas Information, 2021)

È interessante però rilevare che la classifica dei Paesi produttori non corrisponde a quella dei Paesi esportatori, come rilevano ulteriormente i dati IEA:

GNL DATI IMPORT

(IEA – Agenzia Internazionale dell’Energia – Natural Gas Information, 2021)

La Russia esporta infatti quasi un quarto del totale mondiale e circa un terzo della propria produzione, mentre gli USA ne hanno finora esportato circa l’8%, destinando il resto al fabbisogno interno.

Secondo il Report 2022 di IGU – International Gas Union (https://www.igu.org/resources/world-lng-report-2022/ ) sono 144 gli impianti di rigassificazione attivi nel mondo, mentre 39 sono in corso di realizzazione.

Nel 2021 sono entrati in funzione nuovi impianti di rigassificazione in Indonesia, Kuwait e Messico, mentre Cina e Giappone ne hanno ampliati cinque già esistenti. In Europa, la Croazia ha aperto il suo primo impianto, mentre la Turchia ha inaugurato il suo più grande FSRU con una produzione di 2,1 miliardi di metri cubi in un anno.

La maggior parte dei potenziali nuovi mercati, come il Senegal e le Filippine, dove si trovano alcune delle strutture attualmente in costruzione, ha mostrato una preferenza per soluzioni galleggianti attraverso il noleggio di FSRU. Cina e Giappone hanno scelto invece di espandere la propria capacità di rigassificazione con la realizzazione di terminali onshore, che consentono un utilizzo a lungo termine e un’espansione dei volumi prodotti e stoccati. Le regioni dell’Asia e del Pacifico rappresentano attualmente la quota maggiore della capacità operativa di rigassificazione di GNL a livello globale ed è prevista una loro crescita sia nei mercati esistenti che nei nuovi. L’espansione della capacità di rigassificazione in Nord America è stata invece contenuta poiché la produzione interna di gas ha subito un’accelerazione negli ultimi anni e gli Stati Uniti si stanno preparando a scalare ulteriormente la classifica dei Paesi esportatori di GNL, commutando diversi impianti di rigassificazione in impianti di liquefazione. 

Situazione e tendenze in Europa

Nel piano energetico RePowerEU del marzo 2022, la Commissione Europea, tra le diverse misure per rendersi completamente autonoma dal gas russo, prevede che le importazione di GNL dovrebbero aumentare fino a 50 miliardi di metri cubi anno entro il 2030. La maggior parte potrebbe arrivare via nave da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Africa occidentale per coprire circa un terzo del gas proveniente dalla Russia.

I rigassificatori ad oggi attivi in Europa, ammontano a poco più di una ventina dislocati in Belgio (1), Croazia (1), Francia (4), Grecia (1), Italia (3), Polonia (1), Portogallo (1), Spagna (6), Turchia (5, ma solo 2 sono connessi a gasdotti europei), Regno Unito (3) (Report 2022 di IGU – International Gas Union). Potrebbero essere sufficienti ad assorbire anche i nuovi flussi produttivi previsti al 2030, ma risentono di criticità geografiche e costruttive. Gli impianti di Spagna e Portogallo, che insieme gestiscono il 40% della capacità totale dell’Europa continentale, sono mal collegati con il resto dell’Europa e tra Spagna e Francia il tubo di connessione ha una portata molto limitata. Nella corsa a nuove fonti di approvvigionamento energetico, la Germania ha affittato cinque navi metaniere riadattate a rigassificatori, mentre l’Italia ne ha comprate due. La soluzione a cui lavorano però già da tempo i governi di Germania, Spagna e Portogallo è quella di un gasdotto che parta da Barcellona per arrivare a Marsiglia (BarMar) e da lì raggiungere l’Europa centrale. Per la sua costruzione però, occorrerebbero anni.

 

Sebbene la corsa al GNL da parte dei singoli Stati sembri lungi dall’arrestarsi, la riflessione internazionale sull’impatto ambientale derivante dall’aumento di estrazioni di gas è altrettanto pressante. Il Segretario generale dell’ONU Guterres, in occasione dell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change ha definito “moralmente ed economicamente una follia” investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili. L’Agenzia Internazionale dell’Energia sottolinea che per rispettare gli accordi di Parigi e mantenere sotto i 2°C il riscaldamento globale si sarebbe dovuto evitare di aprire nuovi siti estrattivi già nel 2021, portando ad esaurimento solo quelli già in attività.

In sintesi, riprendendo le parole di Milton Catelin, Segretario Generale dell’International Gas Union, nella presentazione del Report 2022, “il GNL svolge un ruolo fondamentale nella sicurezza energetica e nella stabilità economica a livello globale: il suo ruolo non è mai stato tanto importante quanto in questo momento storico. Mentre il mondo considera le diverse opportunità per navigare in condizioni senza precedenti, i decisori dovrebbero prendere in considerazione tutte le opzioni disponibili e le tempistiche necessarie per portarle a compimento. Una politica chiara, che traguardi il breve termine, è assolutamente fondamentale per raggiungere compiutamente una transizione energetica in sicurezza e per risolvere il problema climatico”.

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