Tra i pilastri delle transizioni in atto per uno sviluppo sostenibile e il contrasto al cambiamento climatico, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo basato sulla condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo di materiali e prodotti per il tempo più lungo possibile. La Ellen MacArthur Foundation, una delle realtà internazionali più attive nella promozione di questo modello economico, precisa che: «L’economia circolare è un quadro di soluzioni sistemiche che affronta sfide globali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, i rifiuti e l’inquinamento».
Economia circolare: dal sistema vivente a quello economico
L’economia circolare ha per idea di base i meccanismi propri dei sistemi viventi in cui gli organismi elaborano e utilizzano le sostanze nutrienti per poi reimmetterle nel ciclo sia biologico che tecnico. La prima ipotesi di circuito circolare dei materiali si deve all’economista Kenneth E. Boulding, che ne parlò nel suo articolo “The Economics of the Coming Spaceship Earth” nel 1966, contrapponendo il modello di economia chiusa (lineare) a un tipo di economia aperta (circolare). Dieci anni più tardi, Walter Stahel e Genevieve Reday presentarono un rapporto alla Commissione europea – “The Potential for Substituting Manpower for Energy”, in cui delineavano la visione di un’economia circolare e il suo possibile impatto in termini di posti di lavoro, risparmio di risorse e riduzione di rifiuti. Alla Ellen MacArthur Foundation si deve, a partire dal primo decennio degli anni Duemila, la divulgazione dei suoi principi a livello europeo e mondiale.
Economia lineare ed economia circolare
Nell’attuale sistema economico estraiamo materiali dalla Terra, li trasformiamo per ricavarne prodotti e alla fine li buttiamo via sotto forma di rifiuti, seguendo così un processo lineare. Il modello proposto dall’economia circolare si basa, invece, su tre principi che, a partire dalla progettazione, porteranno a eliminare i rifiuti e l’inquinamento, far circolare prodotti e materiali per il tempo più lungo possibile, rigenerare la natura. Il processo deve essere sostenuto da una transizione verso energia e materiali rinnovabili, poiché l’economia circolare mira a dissociare l’attività economica dal consumo di risorse finite.
Video https://multimedia.europarl.europa.eu/it/video/x_V007-0034
La transizione verso l’economia circolare
Nell’Unione Europea si producono ogni anno 2,5 miliardi di rifiuti, di cui il 10% sono rifiuti urbani, i più evidenti e diversificati per composizione, provenienza e rapporto con i modelli di consumo. Sebbene molta parte venga oggi riciclata (46% nel 2020, EEA – Agenzia Europea per l’Ambiente), i numeri rimangono allarmanti. Molte materie prime scarseggiano e sono diventate di scarsa reperibilità, mentre, per contro, la popolazione del Pianeta continua a crescere e con essa la richiesta di risorse finite. Molti Paesi, inoltre, dipendono fortemente da altri per l’approvvigionamento, il che comporta disequilibri di difficile gestione a lungo termine. L’impatto sul clima è un altro dei fattori che più incidono sulla necessità di adottare il modello dell’economia circolare come riferimento. I processi di estrazione, lavorazione e trasporto delle materie prime hanno impatti considerevoli sull’ambiente e aumentano sensibilmente il consumo di energia e le emissioni di CO2.
I vantaggi
In estrema sintesi, attraverso la transizione verso un’economia circolare si potrebbero ottenere numerosi vantaggi a livello ambientale, di qualità della vita, in termini economici. I consumatori potrebbero avere prodotti più durevoli nel tempo, innovativi e competitivi anche in termini di prezzo d’acquisto. La riduzione della pressione sull’ambiente sarebbe significativa, così come la disponibilità di materie prime. L’impulso all’innovazione e alla crescita economica è stimato a livello UE con un aumento dello 0,5% del PIL e di 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030 (Parlamento europeo).
L’UE per l’economia circolare
La Commissione europea nel marzo 2020 ha varato il suo Piano di azione per una nuova economia circolare, uno dei pilastri dello European Green Deal, che ha per obiettivo produzioni più sostenibili, riduzione sensibile dei rifiuti e un maggior potere ai cittadini, attraverso misure come il “diritto alla riparazione”. Nel febbraio 2021, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in cui chiedeva misure aggiuntive al Piano per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, libera da sostanze tossiche e totalmente circolare entro il 2050.
Il primo pacchetto di misure per accelerare la transizione verso l’economia circolare è stato pubblicato dalla Commissione europea nel marzo 2022. Contiene proposte sul potenziamento dei prodotti sostenibili, la revisione del regolamento sui prodotti da costruzione, una strategia sui prodotti tessili e la assunzione di responsabilità da parte dei consumatori per una transizione ecologica. Sono del novembre 2022 le proposte della Commissione di nuove regole sugli imballaggi, per migliorarne il design, etichettarli in maniera chiara, incentivarne il riuso e il riciclo, e sulla transizione verso plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili.
L’Italia per l’economia circolare
Introdotto nell’ottobre 2021, il PTE – Piano Nazionale di Transizione Ecologica ha fissato alcuni obiettivi molto impegnativi per il nostro Paese, tra cui:
- entro il 2030, portare il tasso di utilizzo circolare dei materiali almeno al 30% (era il 19% nel 2021, il doppio rispetto alla media UE), che comporterebbe un importante risparmio su materie prime estratte e importate;
- il potenziamento della bioecologia circolare tramite la valorizzazione delle biomasse di scarto, dei rifiuti organici urbani, delle colture non alimentari e di secondo raccolto per la produzione di energia;
- entro il 2040, la riduzione della produzione dei rifiuti del 50%.
A giugno 2022 sono stati introdotti, come previsto dal PNRR, la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare, che costituisce uno strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e definisce una roadmap di azioni e di target misurabili da qui al 2035, e il Programma Nazionale Gestione dei Rifiuti.
L’effettivo raggiungimento degli obiettivi e il superamento delle urgenze che costituiscono i temi su cui si articola il modello di economia circolare, richiede soprattutto un cambio di mentalità e di passo nel ripensare i processi di progettazione, produttivi e di erogazione dei servizi per contrastare efficacemente il cambiamento climatico e garantire il benessere delle nuove generazioni. La crescente consapevolezza da parte dei cittadini, a tutti i livelli di coinvolgimento, è l’atout che può fare la differenza.