Il 15 novembre 2022 la popolazione mondiale ha raggiunto l’imponente cifra di otto miliardi. Solo nel 1974 era di quattro miliardi. Ma c’è “posto” per tutti sulla Terra? L’accelerazione demografica, combinata con il Climate Change, può provocare la madre di tutte le crisi. Ecco perché.
I due volti (poco belli) della crescita demografica
La crescita demografica senza precedenti rispetto al passato (ben un miliardo di persone dal 2010) è dovuta al graduale aumento della durata della vita umana grazie ai miglioramenti nella salute pubblica, nell’alimentazione, nell’igiene personale e nella medicina. Ma è anche il risultato di due forze opposte.
Da una parte i Paesi più poveri sono quelli con la maggior crescita demografica
È anche il risultato di livelli elevati di fecondità in alcuni Paesi che, secondo l’Onu, hanno il reddito pro capite più basso. Pertanto, la crescita della popolazione mondiale si è nel tempo concentrata nei Paesi più poveri del mondo, la maggior parte dei quali si trova nell’Africa subsahariana. I Paesi a reddito medio e medio alto hanno contribuito all’ottavo miliardo con 250 milioni di persone. Quando si aggiungerà il prossimo miliardo di persone tra il 2022 e il 2037, secondo un paper di Un-Desa saranno i Paesi a basso e medio reddito a rappresentare oltre il 90% della crescita globale.
Dall’altra i Paesi più sviluppati sono in piena crisi demografica: vedi il Giappone
La situazione opposto è altrettanto emblematica. In Giappone si chiudono le scuole per mancanza di alunni (nell’ultimo ventennio sono stati chiusi in media 450 istituti scolastici all’anno): tutta colpa del calo demografico, che ha portato allo spopolamento delle aree rurali e dei piccoli centri. La chiusura degli istituti scolastici è uno dei sintomi più evidenti del calo delle nascite che interessa il Giappone da decenni. Iniziata verso la fine degli anni ’70, la flessione demografica nel Paese ha raggiunto livelli record, registrando nel 2022 meno di 800mila nascite, minimo storico per l’arcipelago.
Oltre il futuro: una visione per il 2050
Si stima che entro il 2050 vivranno sulla terra 10 miliardi di persone. Come faremo a garantire a tutti i bisogni primari, evitando al contempo i peggiori impatti del cambiamento climatico? In un discorso ricco di arguzia e saggezza, il giornalista scientifico Charles C. Mann analizza le soluzioni proposte e scopre che le risposte si dividono in due campi: i maghi e i profeti, offrendo al contempo la propria opinione sul percorso migliore per la sopravvivenza.
Ecco il suo TedTalk:
C’è davvero posto per tutti sulla Terra?
L’ecologo delle popolazioni William Rees, della University of British Columbia’s School of Community and Regional Planning, ricorda agli abitanti della Terra che il pianeta può ospitare solo un numero limitato di persone. Nel suo articolo pubblicato sulla rivista World, sottolinea che nel corso degli anni sono stati sviluppati molti modelli che dimostrano che solo un certo numero di animali (come i ratti) può vivere in un determinato ambiente: tutti mostrano che a un certo punto si verifica una correzione della popolazione.
Nel 1947, l’etologo John B. Calhoun condusse alcuni esperimenti di densità sui ratti in recinti all’aperto, dando a ogni colonia tutto ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere, tranne lo spazio aggiuntivo: non c’erano predatori. Immancabilmente, i ratti si riproducevano fino a quando non riuscivano a sopravvivere nello spazio limitato che veniva loro concesso – si verificavano correzioni della popolazione – e in alcuni casi nessuno dei ratti sopravviveva.
Gli esperimenti successivi con altri animali hanno dimostrato più o meno la stessa cosa e questo ha portato i più esperti a concludere che un giorno gli esseri umani si troveranno nella stessa situazione. È proprio questo che Rees sottolinea nel suo articolo.
(Nota: la fauna animale è in forte declino)
Una nuova ricerca ha scoperto che i “cali demografici sostenuti” tra le popolazioni animali sono più allarmanti di quanto si pensasse in precedenza. Cosa fare per invertire la tendenza alla minaccia di estinzione? Anche la lotta al cambiamento climatico è fondamentale per il futuro degli animali. I ricercatori hanno scoperto che, delle oltre 71.000 specie analizzate – tra mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci -, il 48% sta subendo un declino della popolazione, mentre il 49% è stabile e solo il 3% è in crescita. La perdita di fauna selvatica è “una delle sindromi più allarmanti dell’impatto umano”, secondo un nuovo studio pubblicato su Biological Reviews.
Dal boom demografico all’anti-boom (ma non tutto è perso)
Rees osserva che ci sono già segni di stress dovuti alla sovrappopolazione: il pianeta si sta riscaldando e le risorse critiche sono a rischio, come la disponibilità di combustibili fossili, cibo e acqua. Inoltre, si nota che molti dei cicli della Terra sono stati perturbati, come i modelli meteorologici e il ciclo globale dei nutrienti.
L’insieme di questi elementi suggerisce che il pianeta Terra si sta dirigendo verso un’importante correzione della popolazione, forse prima della fine di questo secolo. Tale correzione, osserva, comporterebbe una drastica riduzione della popolazione umana. Aggiunge che tale riduzione potrebbe avvenire in uno o più modi, attraverso guerre, carestie, instabilità degli habitat o malattie.
Se rallentiamo drasticamente la crescita della popolazione, freniamo il riscaldamento globale e affrontiamo alcuni degli altri problemi che abbiamo creato, suggerisce, la razza umana potrebbe sopravvivere fino a quando qualche altro evento fuori dal nostro controllo non ci ucciderà. Il primo passo, suggerisce, è riconoscere i problemi. Da lì, la pianificazione e l’innovazione potrebbero portare a soluzioni realistiche.
Ma… questa “correzione” sarà frutto di una spontanea e fruttuosa cooperazione pacifica su scala globale? Sembra un happy end da favole di una volta. Forse servirà un atto di coercizione? Più probabile, tipo politiche demografiche stringenti e penetranti. Suona poco liberale. Ma quando sei il tuo pianeta è in crisi…
Vuoi saperne di più? Ecco i libri più attuali su questo tema:
- The Global Demographic Transition: The Future of Population Growth, Aging, and Urbanization di John Bongaarts e Michael S. Lutz
Questo libro, pubblicato nel 2011, esamina le tendenze demografiche globali che stanno plasmando il mondo di oggi e di domani. Bongaarts e Lutz sostengono che la popolazione mondiale raggiungerà il picco di 9,7 miliardi di persone nel 2064 e poi inizierà a diminuire. La popolazione invecchiata sarà una delle sfide più grandi che il mondo dovrà affrontare nel XXI secolo.
- The Demographics of Change: How Age Structure Affects the Economy, Society, and Politics di David Bloom, David Canning e Jaypee Sevilla
Questo libro, pubblicato nel 2013, esplora l’impatto delle tendenze demografiche sulle economie, le società e le politiche dei paesi in tutto il mondo. Bloom, Canning e Sevilla sostengono che le popolazioni invecchiate stanno mettendo a dura prova i sistemi pensionistici e sanitari di molti paesi.
- The Age of Aging: How Demography is Changing Our World di James Vaupel e Anne Skirbekk
Questo libro, pubblicato nel 2011, esamina il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e le sue implicazioni per la società. Vaupel e Skirbekk sostengono che l’invecchiamento della popolazione è una delle tendenze demografiche più importanti del XXI secolo.
- The Age of Population Decline: The Coming Economic Slump and How to Avoid It di David Goldman
Questo libro, pubblicato nel 2011, sostiene che la popolazione invecchiata porterà a un crollo economico. Goldman sostiene che le economie invecchiate non saranno in grado di crescere in modo sostenibile e che questo porterà a una serie di problemi, tra cui la disoccupazione, la povertà e la guerra.
- The Next 100 Years: A Forecast for the 21st Century di George Friedman
Questo libro, pubblicato nel 2009, esamina le tendenze demografiche globali e le loro implicazioni per il futuro. Friedman sostiene che la popolazione mondiale raggiungerà il picco di 9,7 miliardi di persone nel 2064 e poi inizierà a diminuire. La popolazione invecchiata sarà una delle sfide più grandi che il mondo dovrà affrontare nel XXI secolo.